The Vatican Museums

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A metà mattinata la lunga fila che costeggia le mura fortificate del Vaticano ha già raggiunto via Leone IV. Malgrado si
proceda con una certa speditezza, la coda non accenna a diminuire: nuovi turisti - volti e lingue di tutto il mondo - attendono ordinatamente che arrivi il loro turno per entrare in quel santuario dell'arte che sono i Musei Vaticani.

Erroneamente identificati da un turismo "mordi e fuggi" con le Stanze di Raffaello e con gli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina, in realtà i Musei Vaticani offrono chilometri di percorsi storici, artistici e culturali di ampio respiro e di
grandissimo interesse: dall'arte egizia alla grafica contemporanea, passando per la statuaria antica, la pittura italiana degli ultimi settecento anni sino, perché no, alle carrozze papali. Masse compatte di visitatori puntano con decisione verso la Sistina, lasciandosi di rado tentare da qualche deviazione imprevista, ma se ciò accade il fortunato turista potrà godersi in tutta tranquillità la Pinacoteca, sostare davanti a capolavori di Giotto, di Leonardo e del Caravaggio, oppure visitare quasi
in completa solitudine la raccolta di arte etrusca, una delle più importanti al mondo per ricchezza e completezza.

La storia dei Musei Vaticani è intrinsecamente legata a due fattori: alla volontà dei pontefici succedutisi negli ultimi cinquecento anni e alle vicende architettoniche dei Palazzi Vaticani. Importanti lavori di ampliamento e ammodernamento del
complesso risalgono alla metà del Quattrocento, quando il Vaticano diventò la residenza ufficiale del pontefice, e proseguirono nel corso del secolo con la fondazione della Biblioteca Vaticana e la costruzione della Cappella Sistina. 
Il primo spazio progettato appositamente per l'esposizione di opere d'arte fu fortemente voluto da Giulio II: nel 1503 il papa incaricò l'architetto Donato Bramante di interventi consistenti, tra cui la costruzione del grandioso cortile del Belvedere
e dell'attiguo cortile delle Statue. Sui lati di quest'ultimo, entro ampie nicchie, venne esposta la collezione pontificia di statuaria antica che comprendeva capolavori quali il Laocoonte e l'Apollo del Belvedere. Aperto a un pubblico di artisti, letterati e amanti del mondo classico, il cortile delle Statue fu cosi il primo ambiente di quelli che oggi vanno sotto il nome di Musei Vaticani.

Ignazio Danti Ignazio Danti
Fonte: MuseiVaticani.va

Un consistente incremento delle collezioni si registra tra Settecento e Ottocento, all'epoca di quella che potremmo definire la "corsa al marmo", una versione archeologica della corsa all'oro, animata dallo stesso sfrenato desiderio di accumulo. La necessità di proteggere il ricchissimo patrimonio artistico, seriamente minacciato dagli scavi abusivi e dalle esportazioni illegali, indusse i papi a predisporre per la statuaria antica nuovi spazi museali, come il Museo Pio Clementino e il Museo Chiaramonti allestito da Antonio Canova. 
Non mancò neppure una severa legislazione: con l'editto del cardinale Pacca del 1820, per esempio, si regolamentarono gli scavi
archeologici e si garantì alle collezioni pubbliche una sorta di diritto di prelazione sui reperti portati alla luce. Grazie all'applicazione di tali norme, le vaste campagne di scavo condotte all'inizio dell'Ottocento nell'Etruria meridionale, al tempo
parte integrante dello Stato Pontificio, fornirono i preziosi materiali del Museo Gregoriano Etrusco, inaugurato nel 1837. 
E di lì a poco, nel 1839, sull'onda dell'interesse suscitato in tutta Europa per le spedizioni lungo il Nilo e gli studi del francese Champollion sulla scrittura geroglifica, fu aperto anche il Museo Gregoriano Egizio.

Venuta meno nel 1870 la competenza territoriale dello Stato Pontificio e quindi anche la possibilità di esercitare i vincoli di tutela, i Musei Vaticani si sono occupati soprattutto del riallestimento del patrimonio accumulato nel corso dei secoli. A questa fase risale l'apertura dell'attuale Pinacoteca, inaugurata nel 1932. L'attenzione rivolta al mondo missionario e alla moderna funzione di evangelizzazione della Chiesa ha portato anche alla fondazione nel corso del Novecento di collezioni
peculiari come il Museo Missionario-Etnologico e la Collezione d'Arte Contemporanea.

Qualunque percorso si scelga, la visita ai Musei Vaticani si conclude in modo spettacolare: superando una piccola porta si accede al grandioso spazio della Cappella Sistina, sancta sanctorum della pittura rinascimentale italiana. Fatta costruire
da Sisto IV e affrescata dai più quotati artisti della seconda metà del Quattrocento, la cappella è nota al grande pubblico soprattutto per gli affreschi di Michelangelo. 

Gli occhi vagano estasiati da una scena all'altra delle storie di Mosè e di Cristo, dipinte sulle pareti da Perugino e da
Botticelli, e indugiano a lungo sulle monumentali figure michelangiolesche affrescate sulla volta, che, dopo il recente restauro, hanno ritrovato gli straordinari colori cangianti d'un tempo. Purtroppo, il minaccioso Cristo dipinto da Michelangelo
nel Giudizio universale non riesce a imporre il dovuto silenzio tra i tanti, troppi turisti che si accalcano ogni giorno all'interno della celebre cappella.

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