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Il latino è la lingua ufficiale della Santa Sede ed è usato soprattutto per i riti, in particolare per quello del Conclave. Ecco le parole da conoscere per non perdere neanche un passaggio:

Il latino è la lingua ufficiale della Santa Sede ed è usato soprattutto per i riti, in particolare per quello del Conclave. Ecco le parole da conoscere per non perdere neanche un passaggio:

Anche se molti non ricordano il suo nome, tutti ricordano il momento in cui Giovanna Chirri capì dal latino che Benedetto XVI si stava dimettendo dal papato. Suscitò interesse il fatto che l'allora corrispondente vaticana dell'Ansa capisse le implicazioni delle parole pronunciate in latino da Joseph Ratzinger. Si trattava delle sue parole: "Bene conscius ponderis huius actus, plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri renuntiare", che in italiano significa: "Pienamente consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro"

La Santa Sede riconosce il latino come lingua ufficiale e mantiene una versione del suo sito web in questa lingua. Tuttavia, è importante notare che non si tratta del latino classico, ma del latino ecclesiastico, che si è evoluto nel corso dei secoli sotto l'influenza della Chiesa. Inoltre, la Chiesa si è gradualmente allontanata dall'uso del latino per scopi liturgici, in quanto la Messa è stata celebrata in lingue contemporanee a partire dal Concilio Vaticano II. Di conseguenza, i riti e i documenti vaticani, comprese le encicliche e, in particolare, il Conclave, continuano a essere scritti in latino.

Ecco le parole e le frasi latine essenziali con cui familiarizzare per assicurarsi che nessun dettaglio venga trascurato durante l'elezione del nuovo Papa.

Conclave

Conclave

Il termine "Conclave" ha un'origine chiaramente latina e deriva da cum clavem, che significa "con la chiave", a indicare uno stato di chiusura. Questo termine risale a un evento storico significativo. Tra il 1268 e il 1271, si verificò un'assenza di papa per un periodo di 1.006 giorni. Per determinare il successore di Clemente IV, i viterbesi, che all'epoca fungeva da sede papale, misero i cardinali al sicuro all'interno del palazzo pontificio. Inoltre, i cittadini ne rimossero il tetto per accelerare l'elezione di colui che sarebbe poi diventato papa Gregorio X. Il primo caso di elezione papale avvenuta in un luogo appartato e chiuso, lontano dalla vista del pubblico, risale al 1118.

Santa Messa per l'elezione del Romano Pontefice

Mercoledì 7 maggio 2025, alle ore 10:00, nella Basilica di San Pietro si celebrerà la Santa Messa "per l'elezione del Romano Pontefice", sotto la presidenza di Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio. Il termine "eligendo" funge da gerundio e, unito alla preposizione "pro", significa "ai fini di".

Il termine "pontifex" deriva dal latino "pontĭfex -fĭcis" e, secondo Treccani, è generalmente considerato un composto di "pons pontis", che significa "ponte", e del verbo "facĕre", che significa "fare". Inizialmente, questo termine potrebbe essersi riferito all'individuo responsabile della supervisione della costruzione del ponte sul Tevere. Nell'antica Roma, il pontefice era un membro del collegio giuridico-sacerdotale incaricato di mantenere le tradizioni religiose e legali della città, di regolamentare il culto pubblico e privato e di compilare elenchi di magistrati e calendari. Il pontifex maximus era il capo di questo collegio di pontefici. All'interno della Chiesa cattolica, questo titolo è stato utilizzato fin dal V secolo per indicare i vescovi e successivamente si è evoluto in un titolo onorifico e nella designazione ufficiale del papa nella sua veste di vescovo di Roma.

La designazione "romana" si riferisce alla diocesi di Roma, di cui il papa è vescovo.

Il voto

Il voto

’ingresso in Conclave e il giuramento per l’elezione del Romano Pontefice, come stabilito dall’Ordo Rituum Conclavis (nn. 29-44), avverranno mercoledì 7 maggio 2025, alle ore 16.30.

I Cardinali Elettori dovranno riunirsi nella Cappella Paolina, situata nella Prima Loggia del Palazzo Apostolico Vaticano, entro le ore 16:15. I Cardinali appartenenti al rito latino indosseranno l'abito rosso con la fascia, il rocchetto, la mozzetta, la croce pettorale fissata al cordone rosso e oro, l'anello, lo zucchetto e la berretta; i Cardinali delle Chiese Orientali, invece, indosseranno il rispettivo abito corale.

Partendo dalla Cappella Paolina, i Cardinali Elettori si recheranno in processione alla Cappella Sistina, mentre vengono cantate le Litanie dei Santi. Al loro arrivo, dopo il canto del Veni Creator, presteranno il giuramento richiesto. La formula completa sarà letta dal cardinale più anziano presente in Conclave.

Nos omnes et singuli, qui in hac Electione Summi Pontificis versamur, Cardinales elettores, promittimus, vovemus et iuramus, inviolabiliter et ad unguem, fideliter et diligenter observaturos omnia quae in Constitutione Apostolica Summi Pontificis Ioannis Pauli II continentur, quae a verbis "Universi Dominici Gregis" incipit et datata est die xxii mensis Februarii anno MCMXCVI. Item, si Deus ita disponat, quicumque nostrum Romanus Pontifex eletto erit, eum munus Petrinum Pastoris Ecclesiae universae fideliter exsecuturum esse atque spiritualia et temporalia iura libertatemque Sanctae Sedis integre ac strenue difensore et tueri numquam destiturum. Praecipue autem promittimus et iuramus nos religiosissime secretum servaturos de omnibus, quae ad Electionem Romani Pontificis quomodolibet pertinent, et de iis, quae in loco Electionis aguntur, scrutinium directe vel indirecte respicientibus; neque idem secretum quovis modo violaturos, sive durante Electione novi Pontificis, sive etiam post, nisi expressa facultas a novo Pontifice tributa sit. Item nulli consensui, dissensioni, aut alii cuiuscumque intercessioni, quibus auctoritates saeculares cuiuslibet ordinis et gradus, vel quivis coetus hominum vel persona singula voluerint sese Pontificis Electioni interponere, auxilium vel favorem praestaturos.

Noi, tutti e ciascuno dei Cardinali elettori presenti a questa elezione del Sommo Pontefice, promettiamo solennemente, ci impegniamo e giuriamo di aderire diligentemente e fedelmente a tutte le disposizioni delineate nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, emanata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996. Inoltre, ci impegniamo a fare in modo che chiunque di noi, per divina provvidenza, venga eletto Sommo Pontefice, si impegni a svolgere fedelmente il ministero petrino come Pastore della Chiesa universale, assicurando l'affermazione e la vigorosa difesa sia dei diritti spirituali che temporali, nonché dell'autonomia della Santa Sede. Soprattutto, facciamo voto e giuriamo di mantenere la massima fedeltà e riservatezza riguardo a tutte le questioni relative all'elezione del Romano Pontefice, nonché agli eventi che si verificano nella sede dell'elezione e che riguardano direttamente o indirettamente il processo di voto; non violeremo questa riservatezza in alcun modo durante o dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non sia stata concessa esplicita autorizzazione da parte del nuovo Pontefice stesso. Ci impegniamo inoltre a non fornire mai sostegno o a facilitare alcuna interferenza, opposizione o altre forme di intervento da parte di autorità secolari, di qualsiasi rango o di qualsiasi gruppo o individuo, che cerchi di influenzare l'elezione del Romano Pontefice.

Successivamente, ciascun cardinale si avvicina all'Evangelario per pronunciare la parte conclusiva del giuramento: "Et ego N. Cardinalis N. spondeo, voveo ac iuro", che in italiano si traduce come "Anch'io, N. Cardinale N., prometto, mi impegno e giuro". Poi, ponendo la mano sul Vangelo, proclama: Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango, che in italiano significa: "Dio aiuti me e questi Santi Vangeli che tocco con la mia mano".

Tutti gli altri, per favore, se ne vadano.

In latino, la frase si traduce in "tutti fuori" ed è pronunciata quando le porte della Cappella Sistina vengono chiuse, segnalando l'uscita di tutti gli individui non autorizzati a partecipare. Rimangono solo i cardinali elettori.

All'interno della Cappella Sistina

All'interno della Cappella Sistina

A ciascun cardinale viene consegnata una scheda elettorale sulla quale è inciso il motto "Eligo in Summum Pontificem", che in italiano significa "Scelgo, eleggo come Sommo Pontefice". Sotto questa iscrizione, ogni cardinale annota il nome del candidato prescelto.

La scheda elettorale viene poi depositata nell'urna situata davanti agli scrutatori. Ogni cardinale pronuncia la seguente formula: Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere. In italiano, la formula si traduce come segue: «Chiamo a testimone Cristo Signore, che sarà chiamato a giudicarmi, e giuro che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto».

Il processo di elezione prevede che un candidato riceva i voti necessari, dopodiché gli viene posta la domanda: «Accepto l'elezione di te canonicamente fatta in Sommo Pontefice?». Questa domanda si traduce in: «Accetti l'elezione a Sommo Pontefice?». La formulazione latina include l'enclitica -ne, a indicare che la risposta è prevista. La risposta positiva è "Accepto". Negli ultimi secoli, non si sono verificati casi di rifiuto di accettare questa elezione.

La fase successiva prevede la richiesta del nome scelto. Quo nomine vis vocari? In italiano, si traduce con «Con quale nome desideri essere chiamato?».

Habemus Papam

La dichiarazione

La frase più celebre è quella conclusiva, che trae origine dall'annuncio fatto sulla loggia di San Pietro per indicare l'avvenuta elezione.

Annuntio vobis magnum gaudium: habemus Papam! Eminentissimo e Reverendissimo Signore Cardinale,
Signore della Santa Romana Chiesa, che ha assunto il nome…

"Vi presento una notizia edificante che ci riempie di immensa gioia: abbiamo un Papa (indicando che è stato eletto)! L'Eminentissimo e Reverendissimo Signore, Signore…, Cardinale di Santa Romana Chiesa…, che ha scelto il nome di…

In un primo momento, i puntini di sospensione venivano sostituiti dal nome proprio dell'eletto, all'accusativo latino, Karolum per Wojtyla, seguito dal cognome nella lingua originale, Bergoglio per papa Francesco, e concludendo con il nome prescelto, Benedetto XVI per Ratzinger.

Urbi et Orbi

A questo punto, il Papa pronuncia un breve discorso e impartisce una solenne benedizione alla città di Roma (Urbi) e al mondo (Orbi). Questo segna la conclusione di quello che viene chiamato Vacantis Apostolicae Sedis, un periodo iniziato con la scomparsa del pontefice precedente.

Habemus Papam